Il 2016 è sicuramente un anno da ricordare per l’Istituto Liberale. Dopo il consolidamento delle sue attività in Svizzera romanda e in Svizzera tedesca, l’inaugurazione riuscita della sede di Lugano per la Svizzera italiana, il 28 aprile, rappresenta infatti il coronamento della volontà, espressa fin dal 2007, di essere presenti su tutto il territorio nazionale. Quest’ultimo passo è perfettamente in linea con lo spirito confederale e l’impegno dell’Istituto per la responsabilità individuale, il decentramento politico e la libertà economica. La sede di Lugano, sita in via Nassa 38 e dotata di un comitato locale presieduto dal rinomato filosofo Carlo Lottieri, professore all’Istituto di Studi Filosofici di Lugano, è la piattaforma ideale per sostenere le attività in lingua italiana dell’Istituto.
La serata inaugurale, che ha riunito una sessantina di persone a Lugano, è stata aperta dall’economista Paolo Pamini, vice-presidente del comitato nonché collaboratore di lunga data dell’Istituto. Pamini ha ricordato i punti cardinali della filosofia difesa dall’Istituto quali la libertà individuale, basata sulla capacità di ragionare dell’essere umano, il suo libero arbitrio e la sua responsabilità; il primato della società civile attraverso le associazioni volontarie, le famiglie e l’economia di mercato; e l’attaccamento alla grande tradizione intellettuale del liberalismo. L’Istituto è reputato per la chiarezza e l’indipendenza delle sue pubblicazioni e delle sue attività scientifiche negli ambiti dell’economia politica e della storia delle idee. Le nuove generazioni sono uno dei suoi pubblici di riferimento privilegiati. Il finanziamento dell’Istituto, al quale qualunque persona interessata è invitata a partecipare, poggia infine esclusivamente su delle donazioni private.
Nel suo saluto, Pierre Bessard, direttore dell’Istituto, ha osservato come il plurilinguismo sia un valore in sé par la Svizzera borghese. Infatti, la Svizzera non è una nazione nel senso usuale del termine, ma piuttosto una comunità di valori riunita attorno a quello più decisivo tra loro: la libertà individuale. Questo si riflette nell’opposizione liberale tradizionale ai regimi che ci circondano, ma anche nel programma positivo del liberalismo: il riconoscimento della libertà della persona, l’etica della responsabilità e il rispetto della proprietà. Bessard ha percorso la storia dell’Istituto che, rinnovato otto anni fa, trova le sue origini nell’impegno di patrioti lungimiranti in diverse epoche e regioni. Non si tratta quindi di una storia lineare, ma bensì, proprio come la Svizzera, plurale e complessa. Oggi l’Istituto è idealmente posizionato per portare avanti la fiaccola della libertà in tutto il paese.
La conferenza inaugurale del professore Carlo Lottieri ha infine riguardato l’esperienza liberale della Svizzera caratterizzata dalla presenza sul suo territorio di grandi intellettuali come Benjamin Constant, ma anche, e soprattutto, dalla pratica regolare dell’indipendenza personale, dell’autogoverno e della responsabilità. Come già osservato da Wilhelm Röpke, La cultura, l’identità e lo spirito svizzero sono agli antipodi del socialismo e delle tendenze collettivistiche. Già la Vecchia Confederazione poggiava sul diritto, la proprietà e, quindi, la libertà, mentre gli altri sistemi politici erano dominati da delle logiche di potere e dalla sovranità incontrastata dello Stato. Il localismo della Svizzera la rende intrinsecamente europea e occidentale, questo mentre la centralizzazione del suo potere nazionale e del livello europeo si allontano sempre di più da questa eredità culturale. Da questo localismo prende origine la robustezza relativa delle istituzioni del nostro paese, il suo dinamismo economico e la sua qualità di vita elevata. Questa situazione invidiabile è però minacciata dall’aumento continuo delle regolamentazioni, dallo Stato sociale e dalla fiscalità. A questo proposito, i rischi che fanno pesare sul liberalismo la crisi del debito pubblico, le politiche monetarie espansionistiche e i sistemi assistenziali collettivisti in Europa e in America del Nord richiedono una riflessione di fondo sulle condizioni di una società libera. In questo difficile contesto, il lavoro dell’Istituto Liberale appare ancora più indispensabile.