La Svizzera rimane nel 2016 la nazione con la libertà economica più estesa di tutto il continente europeo. Questo è quanto indica il rapporto annuale 2016 dell’indice della libertà economica nel mondo, rapporto pubblicato ogni anno in Svizzera dall’Istituto Liberale.
Hong Kong conferma ancora una volta la sua posizione di leader della libertà economica, seguito da Singapore, dalla Nuova Zelanda e dalla Svizzera. Gli Stati Uniti, che nel 2000 potevano ancora fregiarsi della seconda posizione, si piazzano oramai solo alla 16esima. Tra i principali perdenti della classifica di quest’anno si trova il Giappone (40esimo, l’anno scorso 26esimo), mentre la Francia ha sorprendentemente recuperato un po’ di terreno salendo dalla 70esima alle 57esima posizione. La Repubblica del Congo, la Libia e il Venezuela chiudono la classifica. Si noti che le dittature, come Cuba e la Corea del Nord, non sono valutate a causa dell’assenza di dati affidabili.
Il rapporto conferma l’esistenza di una stretta relazione tra libertà economica e prosperità. Il quartile delle nazioni più libere ha un prodotto interno lordo per abitante medio di 41’228 dollari, mentre il quartile delle nazioni più repressive raggiungono unicamente una media di 5’471 dollari. Il 10% più povero dalla popolazione delle nazioni più libere ha un reddito medio per abitante di 11’283 dollari, montante ben più elevato del reddito medio raggiunto nelle nazioni più repressive. Inoltre, la speranza di vita è di 80,4 anni nelle nazioni del quartile più libero e solo di 64 anni nel quartile delle nazioni più repressive.
L’ideologia socialista, nemico numero uno della prosperità
Il rapporto di quest’anno dedica un capitolo speciale alla regressione del Venezuela. Questo paese, che si trovava ancora nel 1980 alla 14esima posizione dei paesi economicamente più liberi, chiude ormai la classifica mondiale da 4 anni. Il suo declino è cominciato prima dell’arrivo al potere, nel 1999, d’Hugo Chavez e del suo Partito socialista. Tuttavia, sotto la presidenza del suo successore, un ritorno ad un’economia di libero mercato è da escludere a breve termine. Le conseguenze della fantomatica “rivoluzione bolivariana” di Chavez penalizzano la prosperità del paese più di tutte le barriere sociali e culturali esistenti nei paesi in via di sviluppo. Questo dimostra come la libertà economica non sia qualcosa di garantito, ma bensì il risultato di una relazione virtuosa tra cultura e istituzioni politiche.
Un altro capitolo è dedicato ai pessimi risultati relativi degli Stati Uniti (16esimi ormai da due anni consecutivi). Questi risultati sono attribuiti alla crescita del settore statale, all’indebolimento del quadro giuridico e alle risposte keynesiane e interventiste alla crisi dei subprime e del settore bancario a partire dal 2007.
La Svizzera nel raffronto internazionale
Nel 2016, la Svizzera ha beneficiato di un leggero aumento del suo indice e ha raggiunto i punteggi seguenti su una scala da 1 (libertà minima) a 10 (libertà ottimale):
- Estensione dell’attività statale: stabile rispetto all’anno scorso, 7,7
- Stato di diritto e protezione della proprietà privata: aumento da 8,3 a 8,5
- Accesso ad una moneta stabile: leggero miglioramento da 9,7 a 9,8
- Libertà del commercio mondiale: miglioramento da 7,1 a 7,3
- Densità regolamentare: leggero peggioramento da 8,1 a 8,0
La Svizzera ha potuto soprattutto conservare la sua ottima posizione grazie all’estensione della sua rete di libero scambio e ai meccanismi di freno all’indebitamento che limitano l’espansione di un settore pubblico che rimane tuttavia sovradimensionato.
Tra i 10 paesi economicamente più liberi si trovano, oltre a Hong Kong (9,0), Singapore (8,7), Nuova Zelanda (8,4) e Svizzera (8,3), anche il Canada (8,0), la Georgia (8,0), l’Irlanda (8,0), le isole Mauritius (8,0), gli Emirati Arabi Uniti (8,0), l’Australia (7,9) e il Regno Unito (7,9). Tra le altre grandi economie industriali, la Germania si posiziona 30esima, la Corea del Sud 42esima e l’Italia 69esima. Il Messico si piazza all’88esima posizione, ben davanti alla Russia (102esima), all’India (112esima), alla Cina (113esima) e al Brasile (124esimo).
Leggere il rapporto (in inglese):
Economic Freedom of the World (328 pagine, PDF)