Kloten, 24 gennaio 2025 – L’Istituto Liberale ha assegnato il Premio Röpke per la società civile di quest’anno a Javier Milei per il suo ruolo pionieristico nella lotta contro lo Stato tentacolare. Il presidente argentino ha ritirato il premio davanti a circa 600 partecipanti presso il Centro Congressi di Kloten e ha parlato del miracolo economico argentino, dei suoi piani di riforma e dei parallelismi con Wilhelm Röpke.
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Il 24 gennaio 2025, in occasione della tradizionale Festa della Libertà, l’Istituto Liberale ha conferito al Presidente argentino Javier Milei il Premio Röpke per la società civile 2025 per il suo ruolo pionieristico a livello internazionale nella lotta contro lo Stato tentacolare.
Probabilmente nessun altro politico al mondo sta portando avanti le riforme liberali con tale coerenza e vigore. Javier Milei ha più volte confermato di aver acquisito le sue convinzioni di base da alcuni pensatori di spicco della Scuola Austriaca – una scuola di pensiero economico che viene coltivata e diffusa in Svizzera soprattutto dall’Istituto Liberale. Si basa sulla convinzione che ogni persona abbia diritti individuali inalienabili che la proteggono contro violazioni della propria vita, integrità fisica e proprietà.
Che il miracolo argentino sia contagioso
Nel suo discorso, il Presidente Javier Milei ha parlato di come vorrebbe che ci fossero più Wilhelm Röpke che si battono per ciò che è giusto contro il potere repressivo dello Stato, appena dopo aver ritirato il Premio Röpke. Ha espresso la sua ammirazione per l’economista tedesco e ha riconosciuto alcuni parallelismi, senza volersi mettere sul suo stesso piano. Come Röpke, anche Milei ha sofferto in gioventù a causa della politica socialista. Infatti, così come accadde in Germania nel XX secolo, anche il Presidente fu motivato dall’inflazione dell’Argentina quando era ancora un giovane calciatore argentino a dedicare la sua vita all’economia. E proprio come Röpke dovette ignorare gli avvertimenti dei suoi professori e studiare opere da loro condannate. Quello che fu il miracolo economico tedesco per Röpke è oggi il miracolo economico argentino, con le stesse ricette: disciplina fiscale e rigore monetario. I politici devono mostrare rispetto per il denaro dei cittadini e non derubarli stampando semplicemente banconote come se ciò significasse prosperità.
All’inizio del suo mandato, l’economia argentina è stata schiacciata dalla regolamentazione. Il Paese, che prima era un esempio globale di tutto ciò che non si dovrebbe fare, ora è visto con favore dai cittadini e dagli investitori stranieri. Con il più grande programma di austerity della storia, l’Argentina è riuscita a ridurre l’inflazione, la regolamentazione e la povertà in un anno. “Spero che questo miracolo contagi il mondo intero”, ha dichiarato Milei. Oltre alle riforme già attuate, ce ne sono altre 3200 in cantiere che alla fine renderanno l’Argentina il Paese più libero. Tra queste, la possibilità per i cittadini argentini di scegliere la propria valuta nelle loro transazioni quotidiane, la chiusura della banca centrale, la riduzione del 90% delle imposte nazionali e la restituzione della sovranità fiscale alle province per creare un sistema federalista simile a quello svizzero.
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Definire nuovi standard in politica
Nel suo discorso elogio al premiato di quest’anno, il Presidente dell’Istituto Liberale Daniel Eisele ha sottolineato come i suoi impressionanti successi illustrano il grande fascino delle idee liberali. Javier Milei, infatti, non solo si è inserito nella tradizione di grandi pensatori liberali come Ludwig von Mises, Friedrich August von Hayek, Murray Rothbard, Ayn Rand e Milton Friedman, ma ha anche contribuito alla diffusione di queste importanti idee come nessun altro politico prima di lui.
Solo il liberalismo rende possibile una convivenza pacifica e umana perché favorisce la libertà, l’individualità, la responsabilità personale e l’indipendenza, incarnando quindi l’antitesi dell’oppressione, della violenza, del comando e dell’obbedienza. L’economia di mercato è il sistema economico che premia il mettersi al servizio alle persone e la soddisfazione dei bisogni degli altri. Anche Javier Milei si colloca in questa tradizione umanista, sottolineando il potere del consumatore piuttosto che quello dell’economia controllata dallo Stato. Nello spirito del liberalismo, ha posto infatti l’accento sui diritti individuali dei cittadini, che devono essere difesi dall’ingerenza dello Stato.
Fatti, non promesse
Nella sua introduzione, il Direttore dell’Istituto Liberale Olivier Kessler ha paragonato il successo di Javier Milei a quello di Roger Federer. Mentre un tempo era comune che le persone terminassero la loro carriera sportiva a 30 anni, Roger Federer ha spinto i confini di ciò che è concepibile rimanendo in testa ai campionati fino a molto più tardi. Così come Roger Federer ha fissato nuovi standard nel mondo dello sport, Javier Milei è riuscito a fare lo stesso nel mondo della politica. Poco più di un anno fa si riteneva del tutto impossibile che un liberale coerente potesse vincere le elezioni presidenziali in un grande Paese, ma lui ha dimostrato il contrario. Il Presidente argentino ha così dimostrato che i liberali non hanno bisogno di rendersi complici del virus che sono la fede nello Stato, l’interventismo e il dirigismo per avere una possibilità di vincere le elezioni e contribuire a plasmare la politica. Infatti, è stato proprio l’assecondare gli statalisti di ogni tipo ha portato al declino dei cosiddetti “partiti liberali” in Occidente.
È stato dimostrato che un ritorno fondamentale ai principi dell’economia di mercato, al valore essenziale della proprietà privata e all’etica superiore del liberalismo sono esattamente ciò che serve per far tornare i cittadini, e i giovani in particolare, a essere portabandiera impegnati nella causa della libertà. Circa il 70% degli under 24 avrebbe infatti votato per Milei alle urne in Argentina.
Javier Milei e la lotta delle idee
La lotta della idee gioca un ruolo speciale nell’operato di Javier Milei, secondo il discorso del Prof. Philipp Bagus nel suo discorso di benvenuto. Questa lotta è la battaglia giocata sul piano delle idee e dei valori. Si tratta dunque di diffondere l’importanza della libertà. La nostra cultura determina il quadro con cui interpretiamo il mondo e agiamo sulla base di questa interpretazione. Questo quadro interpretativo è formato da immagini, narrazioni, simboli, tradizioni, idee, valori e parole. Se usiamo il termine “giustizia sociale” o il termine “rapina” per descrivere la stessa realtà, guardiamo alle cose invero da una prospettiva completamente diversa. La lotta delle idee non si limita a dimostrare che lo statalismo o il socialismo provocano il disastro economico. Riguarda anche le narrazioni, i valori e le istituzioni su cui si basa il capitalismo. Ogni sistema ha bisogno di una giustificazione morale. Dopo la caduta del Muro di Berlino, i socialisti hanno spostato le loro argomentazioni dall’aspetto economico a quello culturale. Ed è così che il nuovo argomento della sinistra è diventato: il capitalismo è un sistema efficiente, ma ingiusto.
Javier Milei ha riconosciuto l’importanza della lotta culturale come nessun altro. Non perde mai l’occasione di diffondere le idee della libertà sulla scena mondiale e di dimostrarne la superiorità rispetto ai valori del socialismo: dal punto di vista economico, morale, sociale, culturale ed estetico. Merita un grande ringraziamento per aver portato questo tema anche all’Istituto Liberale e in Svizzera.
Bilancio dopo un solo anno in carica
Sebbene Milei sia in carica solo da un anno, ha già ottenuto notevoli successi. Uno dei suoi primi passi è stato quello di ridurre il numero di ministeri. Ha accorpato o abolito diversi uffici per ridurre la burocrazia e aumentare l’efficienza del governo. Ciò è in linea con il suo obiettivo di snellire lo Stato e ridurre i costi della pubblica amministrazione. Poiché Milei è stato in grado di ridurre i costi eccessivi della burocrazia (che in precedenza si erano manifestati in massicci deficit statali), non è stato più necessario finanziare le perdite di bilancio attraverso la stampa e l’inflazione, a vantaggio di tutti i cittadini argentini. Da quando è entrato in carica, il tasso di inflazione è sceso rapidamente.
Va ricordato che l’Argentina ha avuto un’inflazione a due cifre ogni anno dal 1945, con la sola eccezione degli anni ’90 quando il peso argentino era ancorato al dollaro. Grazie al suo programma di riforme, Milei ha raggiunto in poco tempo un avanzo di bilancio per la prima volta in 15 anni, il che è a dir poco sensazionale. Il Paese sta vivendo un senso di ottimismo politico, alimentato soprattutto dai giovani argentini.
La libertà porta al benessere nel medio-lungo termine
I critici socialisti accusano Milei di aver aumentato la povertà. Ma si tratta di accuse che non corrispondono al vero e che in ultima analisi distraggono solo dai fallimenti passati del Paese. A medio e lungo termine, la conquista della libertà porterà a un aumento massiccio della prosperità. Milei non sta facendo nulla che stia effettivamente aumentando il tasso di povertà nella popolazione, quanto sta semplicemente portando alla luce le strutture difettose ereditate dai governi collettivisti precedenti.
La deregolamentazione sta infatti già dando i suoi frutti. Il lavoro del nuovo Ministero per la Deregolamentazione e la Riorganizzazione dello Stato sotto la guida di Federico Sturzenegger, i cui antenati provengono dall’Appenzello, merita una menzione speciale. Sturzenegger ha abolito, ad esempio, il tetto massimo al prezzo degli affitti. Il risultato fu che l’offerta di alloggi nelle città argentine aumentò massicciamente già nel breve periodo, riducendo così la carenza di alloggi. In precedenza, molti proprietari avevano smesso di affittare perché essenzialmente non ne valeva la pena a causa della combinazione del blocco degli affitti e dell’inflazione. Il costo mensile dell’affitto di un appartamento di medie dimensioni nella città di Buenos Aires è diminuito del 30% in termini reali tra il novembre 2023 e il luglio 2024, a vantaggio soprattutto proprio dei poveri. Anche per questo Milei è particolarmente popolare tra le fasce meno abbienti della popolazione, perché per loro incarna la speranza di una vita migliore.
Il Premio Röpke per la società civile
Il Premio Röpke per la società civile intende riconoscere i risultati e gli atteggiamenti affini agli interessi del grande economista a cui è dedicato e quindi a quelli dell’Istituto Liberale. È anche un segno di gratitudine e di gioia per celebrare il fatto che la cultura liberale rimane varia e vivace. Il Premio Röpke viene solitamente assegnato ogni anno nell’ambito della Festa della Libertà dell’Istituto Liberale.
Wilhelm Röpke (1899–1966) è uno dei più importanti rappresentanti del liberalismo nella storia recente della Svizzera. Nell’ambito delle sue attività di insegnamento presso l’Institut Universitaire des Hautes Etudes Internationales di Ginevra e delle sue numerose pubblicazioni di libri e articoli di opinione sulla stampa svizzera, ha difeso la libertà individuale, l’economia di mercato e la decentralizzazione politica col suo operato. Questo in un’epoca in cui molti suoi contemporanei simpatizzavano con le promesse delle ideologie totalitarie o ne sostenevano un “adattamento pragmatico” per stare al passo con i tempi. Wilhelm Röpke è quindi ancora oggi sinonimo di coraggio, amore coerente per la libertà e dissidenza creativa. Secondo Röpke, la conservazione di un ordine liberale e di una società civile vivace richiede che i singoli cittadini rispettino e applichino i valori e le norme liberali nella loro vita quotidiana. Con il Premio Röpke per la società civile, l’Istituto Liberale onora quindi le personalità che, attraverso le loro attività, rafforzano la diffusione degli ideali liberali nella società.
Il Premio Röpke per la società civile dell’Istituto Liberale è stato assegnato per la prima volta nel 2010. Tra i precedenti vincitori figurano Karl Reichmuth, Beat Kappeler, Bruno S. Frey, Charles B. Blankart, Peter Bernholz, Victoria Curzon Price, Andreas Oplatka, Franz Jaeger, Martin Lendi, Tobias Straumann, Gerhard Schwarz, Werner Widmer, Dominik Feusi, Suzette Sandoz e Kaspar Villiger. Con il Premio Röpke, l’Istituto Liberale intende riconoscere un risultato e un approccio in linea con le preoccupazioni del grande economista e dell’Istituto.
Più informazioni sul Premio Röpke: https://www.libinst.ch/informazioni-sullistituto/
Sull’Istituto Liberale
Fondato nel 1979, l’Istituto Liberale persegue l’obiettivo della ricerca delle idee liberali. L’Istituto analizza la tradizione svizzera della cultura della libertà individuale, della pace e della società aperta, e si impegna a sviluppare ulteriormente il lascito intellettuale liberale. L’attenzione è rivolta all’autonomia privata basata sulla proprietà e sul contratto, nonché al libero scambio di idee e beni materiali su mercati aperti in un ordine decentralizzato.
L’Istituto Liberale è il primo think tank indipendente in Svizzera. Federale nei propri interessi ma internazionale nel proprio campo d’azione, opera in quattro lingue: tedesco, francese, italiano e inglese.
Oltre a un’ampia gamma di pubblicazioni librarie e online, le attività dell’Istituto si concentrano su una serie di eventi pubblici e privati. Gestisce programmi mirati per giovani talenti della politica, dell’accademia, del giornalismo e dell’economia, come l’annuale Liberty Summer School. Collabora con organizzazioni affini in tutta la Svizzera e a livello internazionale e pubblica numerosi indici scientifici, come l’Indice della libertà economica e l’Indice dei diritti di proprietà.
L’Istituto Liberale si colloca nella tradizione svizzera della libertà, le cui radici risalgono al XIII secolo. A quel tempo, i Confederati difesero la loro indipendenza dalla tirannia fiscale di un signore straniero, che sostituirono con una comunità volontaria retta da poche, semplici regole comuni. Questa storia – drammatizzata in modo commovente nel 1804 dal grande poeta Friedrich Schiller – riflette le due componenti dell’ideale di libertà: la tensione tra la ribellione contro la coercizione e la volontà di accordarsi in piena autonomia.
Nel secolo scorso, la Svizzera ha svolto un ruolo fondamentale come rifugio di libertà in un’Europa che sprofondava nel collettivismo e negli eccessi statali. Nel 1934, l’Institut des Hautes Etudes Internationales di Ginevra, diretto da William Rappard, ospitò il grande economista austriaco Ludwig von Mises. Qui lui scrisse il suo indispensabile capolavoro Stato, nazione ed economia, pubblicato nel 1940. L’economista tedesco Wilhelm Röpke si unì allo stesso istituto nel 1937. A Ginevra mise su carta i fondamenti della sua filosofia sociale e difese l’idea di libertà nel dibattito pubblico.
Quando finalmente si rese necessario fondare la rinascita intellettuale della civiltà sulle rovine dell’Europa, l’economista (e poi premio Nobel) Friedrich August von Hayek riunì 39 personalità liberali di spicco – tra cui Ludwig von Mises e Wilhelm Röpke – a Mont-Pèlerin, sopra Vevey, nel 1947. Con la Mont Pèlerin Society nacque un’associazione accademica che oggi conta più di 700 pensatori e professionisti liberali tra i suoi membri in tutto il mondo. A Zurigo Hayek pubblicò anche la prima edizione in lingua tedesca della sua influente opera La via della servitù. Dal 1979, l’Istituto Liberale porta avanti l’ampia tradizione intellettuale e umanistica di un ideale di libertà scettico nei confronti del potere, dello Stato e del centralismo, ponendosi il compito di farla rivivere nel XXI secolo.