Il 15 maggio 2023 l’Istituto Liberale ha organizzato l’evento “In nome della proprietà”, in collaborazione con l’associazione studentesca LPU (Law and Politics in USI), attiva all’Università di Lugano, Students for Liberty Svizzera, Confedilizia e l’APF-HEV Ticino. Nel corso della serata — che ha richiamato l’attenzione sui problemi della proprietà in Svizzera e in Italia — s’è presentato il volume dal titolo In nome della proprietà, curato da Sandro Scoppa per Confedilizia all’interno della collana “Biblioteca della libertà” delle edizioni Rubbettino. Il testo include vari saggi e alcuni degli autori erano presenti all’incontro: da Giorgio Spaziani Testa (presidente di Confedilizia) a Paolo Pamini, da Alessandro Vitale a Carlo Lottieri, fino al curatore stesso.
La discussione ha messo al centro l’importanza del diritto alla proprietà, un istituto fondamentale per la tutela della libertà e della vita dell’individuo. Una particolare attenzione è stata riservata al ruolo della proprietà nel contesto del mercato immobiliare.
Ha aperto la serata il primo relatore, Sandro Scoppa, avvocato cassazionista e membro del consiglio direttivo nazionale di Confedilizia in Italia. Scoppa ha sottolineato come In nome della proprietà sia un progetto ambizioso, che ha cercato di mettere insieme riflessioni di varia natura. In effetti, i saggi antologizzati si ispirano alle tesi di grandi pensatori del passato, che hanno sottolineato l’importanza della proprietà per la società e per la realizzazione dell’individuo, a confronto con le sfide contemporanee.
La questione della proprietà si collega con varie tematiche, specie se ci si riferisce in particolare al mercato immobiliare. Un passaggio storico cruciale — per quello che riguarda il caso italiano — è rappresentato dalla legge introdotta nel 1978, la quale ha imposto alle parti contraenti una locazione immobiliare un “equo canone” minimo al fine di controllare i prezzi: un provvedimento che fu poi abrogato nel 1998, anche se molti effetti di quella normativa continuano a pesare. Nel quadro dell’ordinamento italiano, in effetti, restano ancora tante sfide da affrontare, dato che si deve fare i conti con rigidità che limitano la libertà di chi vende e chi compra, considerato che — ad esempio — si pongono vincoli alla durata del contratto o alle condizioni di recesso.
La parola è poi passata a Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia e autore della prefazione al volume. In Italia Confedilizia è impegnata, anche con iniziative come questa, nella tutela dei diritti di proprietà in vari ambiti. Nell’elencare alcune delle iniziative intraprese Spaziani Testa ha ricordato le battaglie condotte per evitare le imminenti direttive europee che si propongono di mettere fuori gioco gli affitti brevi, resi possibili da piattaforme online come Booking e Airbnb. Una di queste direttive, infatti, vuole imporre l’IVA del Paese ospitante a tutte le transazioni operate grazie alle piattaforme digitali, aumentando i costi in modo esponenziale, con il rischio che molte strutture finiscano fuori dal mercato.
La proprietà immobiliare, un valore imprescindibile e legato a doppio filo all’autonomia dell’individuo, è anche un tassello fondamentale per la vita e la sostenibilità dell’economia del suo complesso. Infatti, ha sottolineato il relatore, in Italia ancor più che in altri Paesi la salute del mercato immobiliare ha strette ripercussioni sull’attività degli altri settori. Per esempio, un nodo cruciale è rappresentato dai pachidermici ritardi della burocrazia italiana, legati sia ai processi di regolarizzazione dei contratti, sia all’impegno economico in fase giudiziaria richiesto in caso di morosità. Non può contare su una piena tutela dei propri diritti di proprietà né il proprietario (che in varie circostanze si vede privato dell’accesso al suo immobile per lungo tempo), né il locatario, che deve cercare di far valere le proprie ragioni per recedere dal contratto. L’impatto di tutto questo sul diritto e sull’economia è evidente.
Un altro autore intervenuto è Paolo Pamini, esperto fiscale federale, docente al Politecnico federale di Zurigo, coordinatore dell’intergruppo parlamentare proprietà immobiliare e fondiaria del Gran Consiglio ticinese. Nell’esaminare le differenze tra il regime svizzero e quello italiano Pamini ha sottolineato l’importanza in Svizzera della dialettica Cantone-Confederazione, mentre in Italia il proprietario deve fare i conti con l’esosità del fisco nazionale e la volontà dirigista dell’Unione Europea. Un esempio lampante dell’esigenza di ciascuna realtà locale di regolare da sé viene subito alla luce quando si considerino le misure antisismiche: opportune in certi Paesi, ma non necessariamente in altri. Il guaio è che la logica uniformante dell’Unione sembra sottostimare questi risvolti. Tale centralismo, d’altra parte, è espressione della preoccupante tendenza dell’Europa occidentale, dopo la caduta dell’URSS, di avvicinarsi a politiche socialiste. Un spia di tale tendenza si ritrova pure nel deteriorarsi dei rapporti, in ambito fiscale, tra istituzioni pubbliche e cittadino. A tale riguardo, nonostante la maggiore resilienza delle istituzioni elvetiche (grazie alla struttura federale decentralizzata), pure in Svizzera bisogna oggi fare i conti con un prelievo tributario che, in taluni contesti, tra imposte dirette, indirette e contributi raggiunge livelli molto alti.
Durante l’incontro ha preso la parola anche Carlo Lottieri, che ha sottolineato lo stretto rapporto tra ordine giuridico e proprietà. Secondo Lottieri, l’esperienza svizzera offre tutta una serie di suggestioni a chi voglia preservare e valorizzare l’istituto proprietario, soprattutto in ragione del fatto che qui più che altrove è riuscita a durare nel tempo l’esperienza delle comunità condivise: quelle che in Ticino sono chiamate “patriziati”. In questo intervento s’è voluto sottolineare come la mentalità del nostro tempo tenda a riconoscere soltanto due forme di proprietà, quella privata e quella statale, e come questa semplificazione abbia favorito l’espansione dello Stato stesso.
Valorizzare proprietà private, non statali e al tempo stesso condivise (quali sono appunto i commons) può allora aprire la strada a un contenimento del potere sovrano e a un allargamento delle libertà dei singoli e delle comunità.
A causa di un imprevisto improvviso, Tiziano Winiger, consulente legale e direttore generale di APF-HEV Ticino, non è potuto intervenire nel dibattito. L’ha sostituito Alessandro Vitale, professore presso il dipartimento di scienze politiche dell’Università Statale di Milano, che ha sottolineato come riflettere sulla proprietà obblighi ad affrontare una serie di questioni etiche: come era ben chiaro, nei decenni passati, a quanti si occupavano di Unione sovietica. Specialista dello sviluppo e del declino dell’URSS e dell’Europa orientale, Vitale ha potuto vedere con i propri occhi come un ordine politico che cancella la proprietà finisca per distruggere le fondamenta stesse della società.
Questo problema sta purtroppo tornando in auge dove non ce lo si sarebbe mai aspettato: nel cuore dell’Europa. In effetti, i tentativi centralisti dei governi nazionali e dell’Unione Europea di regolamentare ogni cosa, a partire dalla proprietà immobiliare, stanno producendo effetti molto negativi. Senza proprietà, senza contratti, senza scambio e senza mercato, non soltanto vediamo venire meno l’interesse per il lavoro, ma oltre a ciò s’assiste al manifestarsi di acute patologie sociali in termini di coesione sociale e realizzazione personale dei cittadini. La proprietà è sempre stata considerata cruciale: a partire dalla distinzione già medievale tra il re legittimo, che proteggeva la proprietà privata dei sudditi, e quello illegittimo, che invece piegava la proprietà privata dei sudditi ai suoi interessi privati. Vitale ha anche sottolineato come la distinzione tra interessi privati dei cittadini e del sovrano dovrebbe insegnare molto all’uomo moderno, soprattutto in merito alle sofisticherie riguardanti il cosiddetto “interesse pubblico”, spesso evocato per minare la sacralità dell’autonomia personale.