La Svizzera resta nel 2018 il Paese con la libertà economica più estesa d’Europa. Questo è quello che indica il rapporto annuale 2018 dell’indice sulla libertà economica nel mondo, co-pubblicato in Svizzera dall’Istituto Liberale.
Hong Kong si conferma ancora una volta nella posizione di punta per quanto riguarda la libertà economica, seguito da Singapore, dalla Nuova Zelanda e dalla Svizzera. L’Argentina, la Libia e il Venezuela chiudono la classifica. Dittature come Cuba e la Corea del Nord non rientrano nel rapporto per mancanza di dati.
Il rapporto conferma la relazione esistente tra la libertà economica e lo sviluppo della prosperità. Il quartile dei Paesi più liberi mostra un PIL pro capite di 40376$, mentre il quartile dei Paesi più repressi arriva al massimo a 5649$. Il 10% più povero della popolazione dei Paesi più liberi genera un reddito pro capite di 10660$, il che è nettamente più elevato del reddito mensile della totalità della popolazione dei Paesi più repressi. La speranza di vita nel quartile dei Paesi più liberi si attesta a 79,5 anni, mentre è di 60,4 quella del quartile dei Paesi più repressi.
Un dato preoccupante: il sostegno del pubblico in favore del sistema liberale diminuisce
Il rapporto di quest’anno dedica un capitolo allo sviluppo delle opinioni sull’economia nel mondo tra il 1990 e il 2014, così come misurate dal Free Market Mentality Index (FMMI). Durante il periodo considerato, si osserva un’evoluzione preoccupante. Malgrado l’enorme contributo che l’economia di mercato ha dato alla riduzione della povertà nel mondo, gli interventi statali sono percepiti meglio che nel 1990. Il punto di vista secondo cui la concorrenza sarebbe qualcosa di nefasto che lo Stato dovrebbe giocare quindi un ruolo più importante ha il vento in poppa; inoltre, si diffonde la credenza secondo la quale la prosperità non potrà mai essere estesa a tutto il mondo e che la ricchezza non si potrebbe ottenere se non a spese altrui, nonostante tanto la teoria quanto la pratica rigettino queste suggestioni.
In Argentina, l’erosione del sostegno morale per l’economia di mercato si rivela particolarmente eloquente. Dagli anni 1990, il FMMI è calato di 39 punti nel Paese (laddove in Svizzera è diminuito di 18 punti, benché a partire da un livello già nettamente superiore), il che è stato accompagnato da una riduzione della libertà economica intorno al 33%, dal 2000 al 2015. La politica ha nazionalizzato in tale periodo diverse industrie, nonché il sistema di previdenza sociale, e ha introdotto restrizioni sulle importazioni, imposte sulle esportazioni e controlli sugli scambi. Tutto ciò ha gonfiato sensibilmente la burocrazia. Questi sviluppi ricordano da vicino quelli del Venezuela, un Paese dove la popolazione conosce tutt’oggi la povertà, dopo essere stata una delle nazioni più prospere dell’America del Sud. L’ideologia socialista del governo ha accentuato il declino del Paese, con conseguenze drammatiche. Questa evoluzione dimostra che il benessere economico dipende in primo luogo dalle attitudini e dalle convinzioni, che vengono poi tradotte nella pratica politica.
La Svizzera sullo scenario internazionale
La Svizzera dimostra un leggero miglioramento nell’indice 2018 ed ottiene dunque i punteggi seguenti (su una scala da 1 a 10, dove 10 rappresenta il livello ottimale):
- Ampiezza dell’attività statale: peggioramento da 7,7 a 7,4
- Stato di diritto e protezione dei diritti di proprietà: leggero peggioramento da 8,6 a 8,5
- Accesso a una moneta stabile: leggero miglioramento da 9,8 a 9,9
- Libertà nel commercio internazionale: leggero miglioramento da 7,5 a 7,6
- Densità delle regolamentazioni: leggero peggioramento da 8,6 a 8,5
La Svizzera mantiene la sua posizione grazie alla sua politica offensiva di libero scambio, nonché alla sua resistenza all’indebitamento, il che si estende rapidamente sulle assicurazioni sociali.
Tra i 10 Paesi più liberi si trovano, oltre Hong Kong (9,0 punti), Singapore (8,8), la Nuova Zelanda (8,5) e la Svizzera (8,4), alla stessa posizione, l’Irlanda (8,0), gli Stati Uniti (8,0), la Georgia (8,0), le Mauritius (8,0), la Gran Bretagna (8,0), l’Australia (8,0) e il Canada (8,0). Gli Stati Uniti ritrovano dunque il loro posto nella top ten, dopo un’erosione della libertà economica durante gli ultimi quindici anni. Tra le altri grandi economie, la Germania punta alla 20esima posizione, la Corea del Sud alla 35esima, il Giappone alla 41esima, l’Italia alla 54esima e la Francia alla 57esima. Il Messico si ritrova all’82esima posizione, davanti alla Russia (87esima), l’India (96esima), la Cina (108esima) e il Brasile (144esima), il che mostra l’enorme potenziale di miglioramento di questi Paesi.
Leggi il rapporto:
Economic Freedom of the World (232 pages, PDF)