State attenti al bene comune

Olivier Kessler

Legittimare le misure politiche volte al "bene comune" è un grave errore.

I partiti e i politici amano propagandare e adottare misure politiche di “interesse pubblico”. Questi interventi servono unicamente il “bene comune” ed è per questo che sarebbero, in una certa misura, “irrinunciabili”. Anche se a prima vista questo può sembrare plausibile, caso per caso bisognerebbe sempre fermarsi un attimo a riflettere quando qualcuno discute di “bene comune” e “interesse pubblico”. Perché il più delle volte si tratta di un trucco da quattro soldi per far prevalere interessi particolari.

Per illustrare il problema, consideriamo ad esempio le reazioni politiche alla pandemia di Covid-19. La maggior parte delle persone sarebbe probabilmente ancora d'accordo sul fatto che la tutela della salute è di interesse pubblico e che è un bene comune avere la salute per il maggior numero possibile di persone.

Ma il punto non consiste nell'individuare il bene o l'interesse a cui praticamente tutti aspirano. Oltre alla salute, si potrebbero volere, ad esempio, la sicurezza, la felicità e la libertà. La questione si complica quando si vuole determinare il confronto tra questi singoli valori dal punto di vista di ciascun individuo, perché spesso le valutazioni sono in contraddizione tra loro.

La salute è importante, non c'è dubbio. Ma per ognuno dev'essere più importante di qualsiasi altra cosa? Tutti devono indossare la mascherina, isolarsi in casa e rinunciare ai contatti sociali per proteggersi dalle infezioni? Lo scambio sociale, il contatto e l'aria fresca non possono essere bisogni fondamentali altrettanto importanti? Dobbiamo indirizzare tutte le nostre risorse disponibili verso la promozione della salute? O ci sono altri settori, accanto a questo, per i quali dovrebbero essere disponibili risorse?

Rischi ignorati

Nei dibattiti politici, spesso, di volta in volta un unico tema dominante è al centro della scena e solo per un breve periodo, come la lotta contro un virus. La tentazione di ignorare le realtà fondamentali, quindi, è grande: le risorse sono scarse e uno stesso franco può essere speso una sola volta.

Nella foga del momento ora si è deciso di dare molto più denaro pubblico al sistema sanitario e che lo Stato debba comprare più mascherine e vaccini. Ma questo è solo un lato della medaglia. Allo stesso tempo, si dovrebbe anche dire per cosa si vuole spendere meno denaro: si dovrebbero tagliare gli aiuti ai poveri e ai disabili? O forse sarebbe meglio pagare meno i pensionati? Oppure dovremmo risparmiare sui posti negli asili nido?

Ciò che si vede e ciò che non si vede

La maggior parte dei politici si comporta come se i soldi crescessero sugli alberi. Fingono che le risorse siano infinite e che si viva in paradiso. Ma queste sono fantasie fatali che possono causare molti danni.

I politici sono specialisti nel nascondere le conseguenze delle loro azioni e nel fingere di poter apportare solo benefici senza che nessuno ne debba sostenere i costi. In realtà, possono solo distribuire fondi che sono stati precedentemente sottratti a qualcuno sotto la minaccia o l'uso della forza.

L'economista Frédéric Bastiat (1801-1850) ha definito il primo lato della medaglia, e cioè il beneficio apportato dalla politica, “ciò che si vede”. Il suo riferimento è a tutti i bei progetti lanciati dai governi: il nuovo tunnel, la nuova stazione degli autobus, i treni aggiuntivi, l'edificio scolastico, l'aumento delle pensioni, l'aumento del personale sanitario, ecc.

“Ciò che non si vede”, invece, è ciò che non potremo più permetterci a causa di una spesa pubblica extra in un altro settore. Se, ad esempio, dobbiamo aumentare le tasse per tutelare meglio la salute pubblica, gli investitori privati potrebbero non avere il denaro necessario a sviluppare un'innovazione rivoluzionaria nell'assistenza sanitaria, la quale avrebbe salvato molte più vite rispetto alla campagna di prevenzione di trenta secondi operata dallo Stato con quei soldi.

L'uomo in quanto individuo

Persone diverse valutano in modo diverso, perseguono obiettivi differenti da quelli dei loro vicini. Ciascun individuo, dopo tutto, è unico. Anche se possiamo essere molto simili in termini di bisogni primari (come il bisogno di cibo, di un tetto sopra la testa o di vestiti), questo non significa che diamo lo stesso valore alle stesse cose.

Affermare che la salute è più importante della vita sociale e della libertà, pretendendo di sacrificare una cosa per il bene dell'altra, è una presunzione arrogante che estrapola ciascun individuo, equiparandolo a tutti gli altri in modo inammissibile. Certo, qualcuno può condividere questa scelta particolare, ma non può pretendere di parlare a nome dell'intera società.

Chi vuole legittimare alcune misure politiche con l'eufemismo del “bene comune” o del “pubblico interesse” commette un errore categoriale o agisce deliberatamente in modo manipolatorio per far passare i propri interessi in sordina.

Come se il compromesso tra i valori individuali non fosse già abbastanza complicato, c'è anche la questione del come. Anche se tutti fossero d'accordo sul fatto che la salute è più importante di ogni altro valore, come promuovere concretamente la salute pubblica quando, ad esempio, si sta diffondendo un virus? Con la paura e il panico, le chiusure, i divieti, le mascherine e le vaccinazioni obbligatorie? Oppure mantenendo la calma e rafforzando il nostro sistema immunitario a lungo termine, continuando a uscire all'aria aperta, a mangiare cibi sani, a fare esercizio fisico e soddisfare i nostri bisogni primari, come l'interazione sociale, al fine di prendersi cura anche del nostro benessere mentale? I politici dovrebbero chiudere i centri fitness? O questo causerà ancora più danni perché la gente farà meno sport e quindi vivrà in modo più malsano? E bisogna trattare tutti allo stesso modo? O dovremmo concentrarci sulle caratteristiche individuali, come le condizioni patogene preesistenti, l'età e ciò che ci rende felici e che spesso migliora anche la salute fisica?

La problematicità del "bene comune"

Da tutte queste considerazioni emerge chiaramente che i concetti stessi di “interesse pubblico” e “bene comune” sono altamente problematici. Chi ne sostiene l'esistenza agisce come se tutte le persone perseguissero gli stessi obiettivi e preferissero gli stessi mezzi per raggiungerli.

Ma la realtà è diversa. La società non è composta da persone uniformi e omogenee. È piuttosto un sistema complesso e non pianificato che non persegue uno scopo comune. Ciascun individuo ha preferenze diverse e valori differenti. La cosa importante è cercare di armonizzarli pacificamente in modo che ognuno possa lottare per la propria felicità individuale. D'altra parte, chi eleva i propri interessi al rango di bene comune, vuole imporli con la forza (con l'aiuto del monopolio dello Stato sull'uso della forza) e quindi sopprime gli altri valori sul tavolo: egli sta semplicemente esercitando il proprio potere e non sta agendo davvero per il bene di tutti.

Poiché ognuno intende il bene comune in modo diverso, un ordine liberale, con la sua insistenza sui diritti individuali negativi, è il più adatto a conciliare pacificamente gli interessi di ciascuno. Poiché in questo modo nessuno può essere costretto a fare qualcosa (a meno che non sia lui stesso ad agire come aggressore, il che lo obbligherebbe a risarcire i danni), si garantisce che ognuno possa perseguire la propria felicità personale in modo individuale e non sia ostacolato da nessuno nel farlo. E se si permette al maggior numero possibile di individui di essere felici, anche il gruppo, la società e il pubblico in generale staranno meglio, dal momento che la “società” è costituita dalla somma di tutti gli individui.

Ciò non significa che questa società sia disintegrata in individui atomizzati che si preoccupano solo di se stessi, come alcuni critici fanno puntualmente notare. Infatti, la felicità personale dei più aumenta anche prendendosi cura del benessere dei propri simili. L'uomo è, dopo tutto, un essere sociale. Aiutare i propri cari, gli amici e i bisognosi è un'esigenza essenziale per molti: anche in un ordine sociale liberale ci si prenderebbe naturalmente cura l'uno dell'altro.


Olivier Kessler è il direttore dell'Istituto Liberale a Zurigo.

Questo articolo è stato tradotto da Epoch Times.

Aprile 2023

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