Il 23 settembre 2019 s’è tenuta all’Università della Svizzera Italiana la conferenza Clima: il dibattito che non c’è, organizzata dall’Istituto Liberale insieme all’associazione studentesca LPU (Law and Politics in USI) e Students For Liberty Svizzera Italiana, circa uno dei temi più sentiti dello scenario politico internazionale oggi: il riscaldamento globale.
Apre la serata Paolo Pamini, Dr. oec. al Politecnico Federale di Zurigo, presentando immediatamente l’obiettivo polemico del suo intervento: il mainstream odierno che permea ogni dibattito sul cambiamento climatico, secondo cui esisterebbe un trade-off insanabile tra la sostenibilità del nostro stile di vita e del pianeta in generale e la crescita economica. Infatti, mostrando dati sull’impatto del capitalismo su varie aree geografiche, Pamini ha sottolineato l’importanza e l’impatto benefico dell’economia di mercato intesa in senso moderno su tutti gli aspetti della società umana. L’impatto ambientale è uno di questi aspetti: dai alla mano, è stato proprio il progresso industriale a diminuire la mortalità a causa delle circostanze ambientali.
Presentazione del Dr. Paolo Pamini:
“Il miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità e l’importanza del consumo energetico procapite” (22 pagine, PDF)
Segue Marco Gaia, fisico di formazione e responsabile del Centro Regionale Sud di MeteoSvizzera, che introduce, senza dimenticare l’importanza di quanto detto prima, il vero e proprio dibattito circa l’impatto dell’attività umana sul fenomeno del cambiamento climatico globale. I dati di fatto presentati dalla comunità scientifica ufficiale attestano principalmente: la triplicazione dei livelli di CO2 nell’atmosfera, l’aumento della temperatura media, l’acidificazione delle acque marine. La sfida, su un pianeta la cui principale fonte energetica è ancora senza dubbio il combustibile fossile, è valutare le cause di questi dati di fatto e passare dunque a soluzioni che non inficino l’importanza del progresso per l’umanità: “per vivere abbiamo bisogno di energia”. Nell’intricato calderone del dibattito climatologico, il rapporto con le applicazioni politiche e gli odierni isterismi è complicato dal fatto che i report ufficiali ONU non rappresentano mai perfettamente l’opinione in merito degli scienziati, essendo stilati da politici e spesso seguendo le logiche degli interessi e dei problemi che si sollevano nei parlamenti.
Presentazione del Phys. Marco Gaia:
“Clima: il dibattito che non c’è” (17 pagine, PDF)
Il contraltare a questa posizione, che ricalca l’approccio dell’IPCC (Interngovernmental Panel on Climate Change), è stato Ferruccio Ferroni, ingegnere e presidente della sezione svizzera del NIPCC (Non-Interngovernmental Panel on Climate Change). L’intervento ha osservato la parzialità del metodo delle fonti ufficiali, che si focalizzano solamente su una piccola porzione di atmosfera nel cercare l’eziologia dei cambiamenti climatici. Ingrandendo il campo di ricerca, si noterebbe infatti come i gas serra e altri fenomeni antropici giochino un ruolo assolutamente minimo nel riscaldamento globale; il vero motore di questi mutamenti, che sono ciclici e fisiologici, sono fenomeni naturali quali i cicli delle macchie solari. Il presente riscaldamento, infatti, dipenderebbe dal Grand Solar Minimum previsto nel periodo 2020-2055 da fonti autorevoli come la NASA stessa. Le misurazioni circa l’aumento di temperatura, viceversa, sono avvenute in concomitanza dell’inizio di un’epoca di picchi solari, il che avrebbe comportato appunto un relativo abbassamento delle temperature globali per il secolo a venire.
Presentazione del Ing. Ferruccio Ferroni:
“Qual è il vero valore della sensibilità
climatica globale?” (40 pagine, PDF)
La serata s’è conclusa con Tito Tettamanti, avvocato, prima di lasciare la guida del ricco dibattito col pubblico ai due giornalisti: Generoso Chiaradonna, giornalista de La Regione, e Alfonso Tuor, editorialista del Corriere del Ticino e conduttore per TeleTicino. Tirando le fila degli interventi, Tettamanti ha ricordato la diatriba tra Bellarmino e Galileo, che per molti versi ricorda l’odierna tensione tra comunità scientifica e pretese politiche. Oggi, non solo le istituzioni ma anche la popolazione depositaria del suffragio democratico si ritrovano a dover decidere su materie per cui gli è impossibile opinare con senno completo. Allora forse è normale, ed è sano, che si permetta non una pianificazione dall’alto nel tentativo disperato di armonizzare le voci insanabili del dibattito in società, quanto un approccio aristotelico, individualista, innamorato del progresso e senza paura di prendersi rischi e, eventualmente, di sbagliare e tornare sui propri passi.
È possibile visionare l’intera conferenza presso la pagina Facebook ufficiale Students For Liberty Svizzera Italiana.
Articolo su ticinotoday.ch del 25 settembre 2019