L’11 maggio 2021 l’Istituto Liberale ha organizzato un webinar sul tema “Società e istituzioni del Medioevo e del Far West”, in collaborazione con l’associazione studentesca LPU (Law and Politics in USI), attiva all’Università di Lugano, e con Students for Liberty Svizzera Italiana. Tema della serata, che ha visto protagonista Guglielmo Piombini, è stata la disanima di due società, il Medioevo e il Far West: due realtà molto diverse, ma egualmente circondate da “leggende nere” che fino a oggi ne hanno spesso impedito una vera comprensione.
Ha aperto la serata Paolo Pamini, che ha presentato il relatore: un intellettuale che da decenni è impegnato a favore della causa liberale. Gli studi di Guglielmo Piombini, infatti, si sono lungamente concentrati su quei periodi storici — come l’età medievale e l’America della frontiera — affrancati dalle logiche politiche contemporanee, dominate da una centralizzazione politico-burocratica focalizzata sullo Stato.
Giurista di formazione, Piombini è da molti anni libraio a Bologna (è il titolare della Libreria del Ponte), oltre che editore e saggista. Recentemente ha poi scritto due volumi dedicati al Medioevo e al West, al fine di contrastare quei pregiudizi storiografici che affondano nell’accettazione acritica dei paradigmi hobbesiani. In effetti, larga parte della cultura contemporanea è dominata dal pregiudizio che in assenza di un’autorità centrale in grado di dominare la società non si possa avere una convivenza ordinata, ma solo caos e violenza. Da qui il giudizio negativo sul Medio Evo e sul West americano.
In verità, da tempo i dieci secoli dell’età medievale non sono più considerati dagli storici accademici un periodo oscuro e senza civiltà. È vero però che nel senso comune permane una forte avversione, proprio legata al fatto che quel mondo era caratterizzato da disorganicità e da una certa anarchia politica.
Come molti studi hanno mostrato, la prosperità che l’Occidente ha conosciuto — il suo indubitabile successo nei riguardi del resto del mondo e delle altre civiltà (quella indiana, quella cinese, ecc.) — è però in larga misura da accreditare al complesso cosmo medievale, dato che nei circa dieci secoli che conducono dalla dissoluzione dell’Impero romano alla nascita degli Stati moderni in Europa si è affermato un ordine policentrico, segnato dal cristianesimo sul piano culturale e volto a porre al centro la persona. Questo estremo lembo del continente euro-asiatico che è l’Europa ha quindi costruito una civiltà del tutto diversa dai dispotismi orientali, i quali hanno ridotto larga parte della popolazione a un livello di mera sussistenza. Mentre in Cina, ad esempio, si costruiva un impero centralizzato e burocratizzato, in Europa emergeva una cooperazione sociale caratterizzata da un ordine istituzionale con un migliaio di entità indipendenti in concorrenza tra loro.
Non soltanto i vari territori erano contraddistinti da una forte autonomia, ma vi era anche un’ampia varietà di soluzioni. L’universo feudale vedeva Papato e Impero, ma anche regni e principati, feudi grandi e piccoli, e poi città libere, comuni rurali, allodi, monasteri. La vita dei cittadini era organizzata primariamente dal basso, in una società nella quale l’ambito giuridico era ben distinto da quello politico. Questo universo permise la nascita dell’economia capitalistica moderna, specialmente nel Basso Medioevo e in quei comuni dell’Italia settentrionale e delle Fiandre che erano sorti grazie a giuramenti tra liberi cittadini, in aperta sfida alla mentalità signorile.
Quello del Far West è un mondo molto lontano dalla società medievale: sul piano spaziale e su quello temporale. Nonostante ciò, come la lezione di Piombini ha bene evidenziato, i villaggi fondati dai coloni americani che si spingevano nelle terre inesplorate del continente nordamericano ricalcavano in tutto e per tutto proprio le libere comunità medievali. Negli studi degli ultimi decenni, analizzando le statistiche ufficiali redatte dagli sceriffi, sta pure emergendo come la Frontiera fosse assai meno violenta e insicura delle città americane della costa Est, oltre che degli Stati Uniti odierni. Quella fondamentale sicurezza fu resa possibile da una sorta di anarchia ordinata, la quale tolse i coloni dal controllo politico statuale dell’epoca.
In un periodo di tempo limitato (perché in seguito gli Stati Uniti portarono anche quei territori sotto il loro diretto controllo), gli immigrati nordamericani che si spingevano verso Est riportarono in vita molti degli elementi che avevano reso tanto dinamica la cooperazione sociale spontanea che aveva caratterizzato l’Europa molti secoli prima.