Il 20 novembre si è tenuto all’Università della Svizzera Italiana, il circolo di discussione “Urbanistica e libertà: Esiste un’alternativa alla pianificazione del territorio”, organizzato dall’Istituto Liberale, in collaborazione con la LPU (Law and Politics in USI). La serata, come si evince già dal titolo, ha avuto come centro il tema della pianificazione urbana. Si tratta di un tema controverso per quanto riguarda l’intervento dello Stato, dell’ente pubblico, sottolinea Paolo Pamini, dando enfasi alla proprietà privata, vero cuore della questione.
Dopo l’introduzione di Pamini, a dare avvio ai lavori è il primo intervento di Stefano Moroni, Professore Ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano, che si è svolto in tre momenti fondamentali: prima di tutto ha cercato di dare una panoramica generale tesa a spiegare come mai la pianificazione, di stampo novecentesco, non ha funzionato nel mondo Occidentale; poi, si è chiesto che cosa potrebbe fare il pubblico per risolvere i problemi; infine si è concentrato sulle soluzioni che possono provenire dal privato.
Introducendo la prima parte, Moroni ricorda ai presenti che prima del Novecento le città europea erano costruite con pochi piani a regolamentare le costruzioni pubbliche e regolamenti uguali per tutti, per quanto riguarda i privati, a regolamentare il rapporto fra costruzioni pubbliche e private. Il Novecento conosce un’estensione dei piani pubblici a quelli privati, portando così alla nascita dello “zoning”, un certo tipo di intervento pianificatorio che parcellizza la città, dividendola in settori. Questo ha portato alla discriminazione di settori ed usi in modo tale che l’attenzione dell’ente pubblico riguardasse principalmente l’interno delle proprietà, senza dare importanza agli effetti che un certo uso delle strutture potrebbe nei confronti di altre persone e dei loro beni, svalutando così i diritti di proprietà.
La seconda parte è stata principalmente un appello al recupero della fase pre-novecentesca della pianificazione. L’ente pubblico dovrebbe promulgare poche leggi, uguali per tutti, che riguardano non l’interno della proprietà o l’interno delle case ma piuttosto gli effetti sul vivere in comune. Seguendo la stessa spinta, i comuni dovrebbero tornare a curare gli edifici e le zone pubbliche e non quelle private.
Nella terza parte, Moroni ha auspicato in primo luogo che il privato avesse più libertà per quanto riguarda le forme di vita associata quali appartamenti e condomini. Successivamente si è concentrato su un tema classico per il liberalismo: la quantità dei servizi offerti dal settore pubblico. Com’è possibile, si chiede Moroni, che un comune fornisca al tempo stesso i servizi riguardanti l’energia, le strade, la spazzatura e la pianificazione?
In conclusione, Moroni ricorda il capitolo di The Constitution of Liberty, in cui Hayek affronta il tema della pianificazione, un tema cruciale per chi ha a cuore la libertà individuale. Se lo Stato può controllare l’uso e la costituzione dei nostri spazi più intimi, come possiamo pensare di limitare il suo potere sulle nostre vite?
Dopodiché la parola passa a Paolo Rossi, geografo, direttore dell’Azienda Elettrica di Massagno, già direttore dell’Azienda Elettrica Ticinese e già attivo in passato in ambito pianificatorio e progettistico.
Ricalcando sulla propria esperienza di pianificatore in Ticino, si è chiesto a che cosa servisse il piano regolatore? In particolare, ha esposto un sistema di piani che sono tra loro intrecciati in modo tale da diventare estremamente autoreferenziale ed essenzialmente inutile per quanto riguarda lo scopo principale di ordinare e regolare. Ovviamente il risultato più problematico di questo intreccio è l’estrema lunghezza della procedura necessaria alla realizzazione di grandi opere pubbliche o private, il che non solo disincentiva gli investimenti locali o esteri, ma rallenta anche l’innovazione, come per esempio per quanto riguarda le energie rinnovabili.Concludendo, Rossi afferma che se seguissimo le regole di base di uno Stato di diritto in cui le leggi sono uguali per tutti, avremmo meno autoritarismo, meno velleitarismo e più efficienza e tutto questo nel rispetto dell’autoimprenditorialità.
La serata si è conclusa con un dibattito lungo e acceso con la partecipazione di quasi tutti i presenti, che hanno avuto così l’opportunità di riflettere su questo tema così importante.